ESTETICA DEL GUSTO. Delizie e Veleni di un menù di massa
Primo step: Peter Aerschmann | Sonam Dolma Brauen
Inaugurazione venerdì 22 maggio 2015 dalle 18.00 alle 22.00
C|E Contemporary ospita il primo di quattro vis-à-vis di artisti svizzeri provenienti dalla Fondazione PROGR di Berna che interpretano la tematica dell’Alimentazione e della Nutrizione del Piante scelta dall’Expo Universale di Milano. La mostra è a cura di Viana Conti con il patrocinio del Consolato Generale di Svizzera a Milano.
Mostra fino al 23 giugno 2015
Peter Aerschmann
(nato a Friburgo, Svizzera, 1969, vive e lavora a Berna), video-artista, fotografo, autore di simulazioni al computer, strumento che viene utilizzato, nella sua opera, come generatore di aleatorietà, presenta un video in loop di 10’, del 2014, tratto dalla serie intitolata La fine del mondo, rinviante al modello cosmologico del Big Bang: la scena, girata sul tavolo della cucina, come luogo privilegiato della quotidianità, riprende la rotazione, nello spazio, di cibi e oggetti di consumo come un pollo, del ketchup, un lecca-lecca, un marshmellow, un chewingum, le ossa spolpate del pollastro, una banana, un bicchiere di plastica, un cucchiaino, una sigaretta, una costellazione planetaria di dorata uva passa, una fetta di pane con un buco, al centro, che si apre e si chiude. La domanda è: cosa resta dell’universo, alla fine del mondo? Forse i resti del nostro pasto quotidiano, di quei gesti che appartengono alla vita e che,come tali, si ripetono, indefinitamente, a partire dall’origine.
Sonam Dolma Brauen
è un’artista nata in Tibet, artisticamente formata in Occidente, attiva a New York ed a Berna. Dedita sia alla pittura astratta, ad olio ed acrilico, che alla rappresentazione di visioni che provengono dal mondo interiore, l’artista non cessa di riflettere sulla realtà come illusione. La sua pittura fluida e dai contorni sfocati come in Rothko, colora di luce le ombre della notte, di profondo blu il silenzio degli oceani, ricorrendo spesso ai colori caldi, sulla base degli aranci e delle ocre, che rammernorano quelli della sua terra natale. Per le sue installazioni utilizza creta, gesso, i tessuti delle tonache dei monaci, e legno. In parallelo alla sua denuncia della violenza del potere, ricorre nella sua opera la presenza di oggetti e forme simboliche e liturgiche riferite alla figura illuminata di Buddha.