Caratterizzati da un’ironia pungente e irriverente, i collage digitali di Francesca Rossi, colpiscono da subito per la loro inquietante bellezza ed estetica retrò. Gli universi ideati dall’artista esortano lo spettatore a riflettere sulla sua esistenza con annesse tutte le paure che caratterizzano la contemporaneità. Rossi da vita a mondi che non esistono ancora, o forse si, perché se ad una prima lettura questi lavori sembrano volerci trasportare in distopie o visioni utopiche, ad un’analisi più accurata, comprendiamo che gli universi che ci troviamo davanti sono definiti da stereotipi, costrizioni sociali, libertà negate, manipolazione mentale e molti altri demoni della nostra società. È seducente quanto destabilizzante trovarsi di fronte ai mondi quasi totalmente in bianco e nero creati dall’artista che, fin da giovanissima, ha sempre visto l’arte come un mezzo per una continua introspezione del mondo, non a caso le è cara la frase ART IS THE WEAPON. L’arte per Francesca Rossi è portatrice di critica, un mezzo per parlare del presene. Il termine più adatto per esprimere questo tipo di tensione artistica è sicuramente “Artivism”,che in italiano tradurremmo come“Artivismo”, due vocaboli che sembrano essere nati per convivere. Nelle opere dell’artista l’arte diventa così un’incredibile cassa di risonanza per porre l’attenzione sui problemi contemporanei e per far riflettere sulla condizione umana.
FRANCESCA ROSSI è un’artista esordiente con un grande amore per l’arte e l’architettura, materia in cui si è laureata e che è stato il punto di partenza per la sua ricerca artistica. Il suo primo collage prende infatti vita nel 2017 e ha come soggetto principale il Padiglione dei Paesi Nordici dell’architetto Sverre Fehn, edificio situato nei Giardini della Biennale a Venezia. L’elemento architettonico così freddo e nordico nelle sue tinte e linee pulite viene invaso dal calore e dalla frenesia degli animali selvatici e da una rigogliosa vegetazione che impossessandosene lo trasforma in una vera e propria giungla. Una contrapposizione evidente che però mette in luce come elementi così distanti tra loro possano vivere in una simbiosi perfetta.
Con il passare del tempo la sua ricerca si focalizza sempre di più su concetti astratti, ma l’elemento architettonico o di design rimane comunque una presenza centrale. Per quanto riguarda la composizione dell’immagine gli artisti che l’hanno influenzata sono sicuramente quelli del movimento cubista come Pablo Picasso e Georges Braque e i futuristi come Umberto Boccioni, che con le loro immagini scomposte e frammentate hanno cambiato la percezione dello spazio e del tempo. Infine i surrealisti, con il celebre René Magritte, che ci hanno insegnato che nulla è impossibile per il nostro IO interiore.
I processi creativi che portano l’artista alla materializzazione dell’opera sono molteplici e differenti tra loro. Alcune volte parte già con un’idea ben precisa, avendo molto chiaro il tema che tratterà, il numero e il tipo di figure coinvolte e come verrà realizzato. Il passo successivo è dunque quello della ricerca del materiale, che seleziona da libri, riviste e da internet. Molto spesso però le immagini scovate non rispecchiano esattamente il concept iniziale e il lavoro viene quindi modificato in corso d’opera. Nonostante questo Francesca è fermamente convinta di aver ottenuto sempre un risultato più soddisfacente di quello iniziale.
L’altro modo da cui può nascere l’opera è esattamente quello opposto. Ritrovarsi quindi a farsi suggestionare dalle immagini trovate senza avere un’idea chiara. Tutti i lavori rispecchino la personalità dell’artista, anche quelli su commissione dove si è limitati dalla richiesta del cliente, mostrano comunque il suo stile distintivo in quanto frutto di ragionamenti e riflessioni personali sulla vita. Una cosa è comunque certa, per Francesca Rossi l’arte è un’arma molto potente attraverso la quale riesce ad esprimere la sua personale visione del mondo che spesso cela una critica alla società e che viene mostrata sconvolgendo gli equilibri naturali a cui il nostro occhio e mente sono abituati.