mostra visitabile dal 25 ottobre 2024 al 15 febbraio 2025
Milano – Giovedì 24 ottobre, alle 18.30, c|e contemporary inaugura “Photographie en Pointure #3“, la mostra di fotografia cucita di Stefania Beretta e Annegret Soltau a cura di Christine Enrile.
Si tratta del terzo step di un percorso volto a indagare il tema dell’impuntura sulla fotografia che ha avuto come fonte d’ispirazione la vivace polemica condotta da Meyer Schapiro, studioso dell’opera “Les Souliers” di Van Gogh, nei confronti di Martin Heidegger, che aveva preso come esempio, per esprimere il suo pensiero sull’arte, nel suo saggio “L’origine dell’opera”, proprio il famoso dipinto del 1886. In questa stimolante disputa entrò anche il filosofo francese Jacques Derrida che tentò di porre fine alla diatriba con “De la véritè en pointure”, un testo filosofico che si adatta perfettamente alla forma delle opere esposte, tutte impunturate dalle artiste con la punta dell’ago, intese quasi come estensioni del loro essere.
Opere che si aprono liberamente allo sguardo dell’osservatore, e che danno vita a rimandi differenti in base a come si preferisca coglierne il contenuto, diventando così elementi per un produttivo dialogo culturale fatto di confronti e riflessioni. Stefania Beretta – svizzera – e Annegret Soltau – tedesca – sono artiste mitteleuropee che hanno scelto di utilizzare il medium fotografico con intervento di cucito con tutte le implicazioni che questo processo creativo ingenera; non ultimo, la possibilità di rendere l’opera un pezzo unico.
L’una utilizza il filo colorato, l’altra quello nero, per ri-flettere, per indagare oltre lo specchio, andare al di là della portata dello sguardo oltre l’enigma.
L’opera, risultato della mediazione fra la macchina fotografica e quella da cucire, formalizza per Stefania Beretta gli Stitched Landscapes: paesaggi che si presentano come echi e risonanze di luoghi che perduta la loro identità originaria acquisiscono nuove connotazioni scaturenti da un immaginario senza barriere geografiche o linguistiche. Laghi, boschi, località diventano segni, simboli, messaggi enigmatici, un vocabolario ontologico e estetico per avvicinarci alla verità di ciascun elemento intelligibile, ovvero la sua idea.
Per Annegret Soltau, artista pioniera nel campo dell’arte, femminista attiva sull’area della performance, del segno grafico, dei collage e della metafora, fotografia e cucito configurano, invece, una ricerca della propria identità fisica e mentale. Annegret Soltau, con le opere delle serie Personal Identity, Grima, Ich, Selbst e Stefania Beretta, con gli Stitched Landscapes, portano in mostra l’enigma dello specchio che mette continuamente alla prova, coinvolgendo ciascuno in modo diverso.
Come illustra mirabilmente il filosofo Andrea Tagliapietra nel suo testo “La Metafora dello specchio” (ed. Donzelli): “Lo specchio mostra, ma non risponde. Sulla soglia dello specchio incontriamo sempre qualcosa di perturbante e vertiginoso che continua a suscitare domande che non ci dà soluzioni e ci spinge a continuare a indagare”. Le due artiste vivono, attraverso le loro opere, l’esperienza dello specchio, che, come ci spiega Tagliapietra “con le sue infinite epifanie e i suoi infiniti congedi genera quel gran gioco del mondo che mentre si mostra insieme anche ci mostra”.
Gli Stitched Landscapes di Stefania Beretta, presenti nella rassegna, sono la naturale evoluzione della serie, in progress dal 2006, Paesaggi Improbabili, come risposta all’esigenza dell’artista di superare la bidimensionalità e la produzione in serie dell’opera fotografica. Le influenze dei lunghi viaggi che Stefania Beretta compie fin dagli anni ’80 in Europa, America e sopratutto in India le offrono la possibilità di entrare in quella atmosfera di sospensione della vita orientale, allontanandosi dalla tipica vita d’azione dell’Occidente. “E le permettono di trasmettere nell’opera la dimensione intima di un rituale che diventa nel racconto visivo, partecipazione, memoria e testimonianza”, come sottolinea la critica d’arte Viana Conti che tanto ha scritto sull’artista. “I piani verticali e orizzontali di una cattedrale dove l’immaginazione sale, scende, staziona, inventano un percorso di impunture, sinteticamente armoniche e melodiche, che agiscono come un trait d’union tra il cielo e la terra, tra il visibile e l’invisibile.”
Di Annegret Soltau, una delle più stimate protagoniste dell’arte contemporanea in Germania sono presenti in mostra opere delle sue serie più note fra le quali gli autoritratti degli anni Settanta della serie Selbst. Il terreno d’indagine dell’artista è quello dell’identità femminile che, fin dall’inizio della sua carriera, viene esplorato sperimentando dapprima con il disegno e la grafica poi con le spettacolari performance che la vedono aggrovigliata in fili neri che alcune volte coinvolgono anche gli spettatori e gli spazi. Da questi happening sono nate diverse serie di autoscatti su cui la Soltau, formatasi all’Accademia di Belle Arti di Amburgo, interviene con le cuciture quasi creando un collegamento fra la linea protagonista della sua formazione e il filo divenuto suo segno distintivo, al punto che oggi l’artista è considerata una pioniera della foto-sutura e impuntura e di una particolare tecnica di collage di cui sono testimonianza le opere in mostra. Volti e corpi che rappresentano se stessa o membri della famiglia vengono de-costruiti e ri-assemblati dando vita a strane forme amorfe e composizioni organiche che lacerano i codici sociali e le definizioni di genere tradizionali divenendo metafora dell’interiorità e della condizione esistenziale dell’essere umano. La ricerca dell’identità, la metamorfosi del corpo, il superamento delle convenzioni, la mancanza di libertà, le connessioni sono il terreno d’indagine di Soltau. Un’artista considerata attualmente un punto di riferimento internazionale per lo sviluppo delle ricerche sperimentali in ambito fotografico e spesso indicata come esempio per riflessioni sull’Arte femminista degli anni Settanta e Ottanta.
STEFANIA BERETTA
Dall’inizio degli anni ’80 compie lunghi viaggi in Europa, Asia (in particolare in India) e America. Inizia ad esporre nel 1985; la Fondazione Svizzera per la Fotografia nel 1987 sceglie per il libro ”Il Ticino e i suoi fotografi” un reportage eseguito in uno dei suoi viaggi in India, intitolato Rito di cremazione.
Nel 1991 la Televisione della Svizzera Italiana le dedica un filmato “ritratto di una fotografa”.
Nel 1995 vince il primo premio per la fotografia della Società ticinese di belle arti.
Il 1994 la porta a soggiornare sei mesi alla Cité Internationale des Arts di Parigi grazie alla borsa di studio conferitale dalla Visarte: nasce da quella esperienza la pubblicazione nel 1997 di Paris noir per le edizioni della rivista Pagine d’arte, Lugano-Milano.
Nel 1997 la Fondazione Galleria Gottardo di Lugano, realizza una interessante iniziativa, dando un mandato a fotografi europei di documentare il San Gottardo. Stefania Beretta realizza delle suggestive immagini dal titolo Sud-Nord. L’iniziativa, sarà poi oggetto di una mostra itinerante, accompagnata da un importante catalogo intitolato Il San Gottardo.
Nel 1998 è invitata dal Centro culturale Europos Parkas di Vilnius (Lituania) per svolgervi un lavoro personale. Nello stesso anno riceve una borsa di studio federale dalla Fondazione Gleyre (Svizzera).
Dal 1980 effettua frequenti viaggi in Europa, Asia e America; Città d’Europa, edito da CGA&P di Lugano nel 1998, raccoglie molte immagini di questi viaggi, che testimoniano questo suo modo di essere.
Nel 2000 la casa editrice trans photographic press di Parigi le pubblica il libro rooms lavoro successivamente esposto in diverse gallerie d’europa. Nel 2002 la medesima casa editrice le pubblica il libro Trop e nel 2006 pubblica il libro In Memoriam.
Dal 2001 riceve l’incarico dalla Rolex per il progetto The Rolex Mentor&Protégé Arts Initiative di seguire e documentare l’incontro di alcuni dei maggiori artisti contemporanei e giovani talenti di tutto il mondo. Nel 2004 SRG SSR Idée Suisse realizza Photosuisse in collaborazione con la Fondazione Svizzera per la Fotografia e l’editore Lars Müller; si tratta di film-ritratto accompagnati da una importante pubblicazione di 28 fotografi svizzeri che in collaborazione con la Pro Helvetia si trasforma in una mostra itinerante. Dai suoi frequenti viaggi in India scaturisce una piccola ma preziosa pubblicazione intitolata indiarasoterra, realizzata in occasione della esposizione alla galleria Cons Arc a Chiasso.
Nel 2005 riceve la borsa di studio dalla Fondazione Landis&Gyr di Zugo per il soggiorno di sei mesi nell’atelier di Londra.
Nel 2006 su invito della Fondazione Credito Valtellinese e dell’agenzia Grazia Neri, fotografa le cave di marmo in Sicilia e Marco Anelli (fotografo di Roma) le cave in Valtellina. Il lavoro intitolato Cave sarà poi esposto in una mostra itinerante e pubblicato in un libro. La Fondazione Bogliasco, Centro Studi Ligure per le Arti e le Lettere, a Bogliasco (Genova) assegna a Stefania Beretta la borsa di studio per il semestre autunno-inverno 2009.
Nel 2010 su invito della Fondazione Credito Valtellinese realizzalizza delle immagini sul tema della Ferrovia Retica per una pubblicazione accompagnata da una mostra itinerante con i fotografi Francesco Cito e Margherita Spiluttini.
Nel 2011 viene invitata a esporre insieme a fotografi di fama internazionale alla mostra Eyes on Paris presso la Deichtorhallen di Amburgo.
La stessa mostra nel 2015 viene esposta al Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster.
Nel 2016 il Museo Comunale d’Arte di Ascona le dedica una mostra personale dal titolo Una segnaletica dell’Essere.
Dal 1985 espone regolarmente in Svizzera e Europa. Sue fotografie si trovano in numerose collezioni pubbliche (ad esempio la Bibliothèque nationale di Parigi e la Fondazione svizzera per la fotografia) e private. Vive e lavora a Verscio (Svizzera). www.stefaniaberetta.ch
ANNEGRET SOLTAU
(Germania, 1946) si forma all’Accademia di Belle Arti ad Amburgo, dove entra in contatto con personalità del calibro di David Hockney e Hans Thiemann, fondamentali per lo sviluppo delle sue sperimentazioni artistiche. Durante gli studi, fine anni Sessanta e Settanta comincia a sperimentare con disegni e grafica per arrivare poi alle performance, alla fotografia e ai collage cuciti.. Orfana di padre, morto nel secondo conflitto mondiale, ha un’infanzia caratterizzata da un rapporto conflittuale con la madre, che tenta vanamente di allontanarla dalla sua passione per l’arte. Tra le sue prime personali ricordiamo “Etchings” presso la Galerie Garuda di Darmstadt nel 1974, in cui presentò la sua prima produzione grafica, e “Zeichnungen Radierungen-Plastiken” del 1976, presso la Galerie Karin Friebe. Nel 1978 ha esposto alla Nada Gallery di Sapporo, in Giappone, mentre nel 1980 è stata protagonista di un’esposizione personale alla Werkstatt-Galerie di Francoforte. Del 1983 è la monografica realizzata presso la Galerie Alain Oudin di Parigi. Nel 1985 ha esposto alla Galerie Quaresso di Monaco, mentre al 1989 risale “Analogien 1973-1989”, presentata presso la Galerie Karin Friebe di Mannheim. Del 1994 è “Foto-installation 1986-1994”, tenutasi presso il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo; nel 1999 “Generativ” viene allestita alla Goldstrom Gallery di New York. Seguono “Zeit-Erfahrung” alla Giedre Bartelt Galerie di Berlino nel 2003, “Ich Selbst-Werkschau” all‘Institut Mathildenhöhe di Darmstadt nel 2006, “Mal bin ich Frau, mal bin ich Mann” alla Galerie Caesar & Koba di Amburgo nel 2008, “Arbeiten 1975-2009” alla GalerieFriebe, St. Gallen nel 2008. Le più recenti monografiche sono “Self Performing” alla Galerie Merkle di Stoccarda nel 2010, e “Köpfe. Zeichnungen, Radierungen, Fotomontagen” allestita presso la Galerie Rothe di Francoforte nel 2011. Tra le collettive: (1975) “Frankfurter Künstler”, Musée des Beaux Arts, Lione; (1978) “Das Bild des Künstlers. Selbstdarstellungen”, Hamburger Kunsthalle, Amburgo; (1980) “Frauenbilder”, Galerie Barbara Gross, Bergen/Monaco; (1982) “Videokunst in Deutschland 1963-82”, Kölnischer Kunstverein, Colonia; (1984) “Kunst und Medien”, Staatliche Kunsthalle, Berlino; “Nackt in der Kunst”, Sprengel-Museum, Hannover; (1985) “Les immaterieux”, Centre Georges Pompidou, Parigi; (1997) “Women. Body and Soul”, Musée de la Civilisation, Québec; (1998) “Shoot me”, Monique Goldstrom Gallery, New York; (2002) “Muster Frau”, Kunsthalle Darmstadt; (2008) “Wack! Art and the Feminist Revolution”, MOCA, Los Angeles; (2010) “Donna: Avanguardia femminista negli anni Settanta”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; (2011) “Das Textiles als Medium der zeitgenössischen Kunst”, Kunstarchiv, Darmstadt.